Nella mattina di oggi, noi, alcuni dei docenti in servizio nelle prime ore di lezione, ci siamo trovati davanti a una scena che ci ha profondamente amareggiato: la scuola era occupata da un gruppo di studenti, molti dei quali a volto coperto, che cercavano attivamente di impedire l’accesso alla struttura. Non si trattava del confronto con i nostri ragazzi – quelli che conosciamo nelle aule, con cui ogni giorno condividiamo fatiche e percorsi di crescita – ma di un’azione organizzata che ha assunto fin da subito i tratti della contrapposizione, fisica e simbolica.
Insieme alla Dirigente siamo entrati pacificamente, come docenti, come educatori e come custodi della funzione pubblica. Con noi c’erano anche dei genitori. Quello che abbiamo trovato all’interno dell’edificio non corrisponde affatto alla nostra idea di Scuola: ambienti occupati, danni significativi a tutti gli arredi scolastici, segni evidenti di un uso non rispettoso degli spazi comuni, luoghi che dovrebbero essere quotidianamente vissuti come spazi di incontro, di studio, di crescita collettiva e non trasformati in teatro di scontro.
Il lavoro sinergico di un nutrito gruppo di docenti, ATA e studenti ha ripristinato l’accesso alle aule, nella speranza di una tempestiva ripresa della normalità.
Siamo ben consapevoli che esistono motivazioni che spingono studenti a manifestare il proprio dissenso. Alcune di queste istanze possono anche essere legittime e condivisibili nel merito. I modi e i mezzi attraverso cui vengono espresse, però, non sono mai neutri. Occupare una scuola significa sospendere il diritto allo studio di centinaia di studenti, interrompere un servizio pubblico fondamentale, mettere a rischio la sicurezza delle persone e dei beni comuni, e collocarsi in una posizione di contrapposizione anziché di dialogo.
Come docenti, ci sentiamo responsabili oltre che della trasmissione del sapere, anche della tutela di un principio irrinunciabile: la Scuola è luogo di confronto, non di scontro. È spazio di parola, non di imposizione. È palestra di cittadinanza attiva.
Per questo, pur nella complessità del momento, ribadiamo con forza la nostra piena disponibilità a un confronto costruttivo, pacifico e democratico con gli studenti e con tutta la comunità scolastica. Non accettiamo però che il dialogo venga sostituito dalla forza, la voce dall’anonimato, la democrazia dall’imposizione.
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Pubblicato: 20 Ottobre 2025 - Revisione: 20 Ottobre 2025
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